sabato 16 febbraio 2013

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA - C


Prima domenica di quaresima

LETTURE:
Dt 26,4-10;
Sal 90;
Rm 10.8-13;
Lc 4,1-13


Questa omelia l'ho preparata qualche anno fa... ma può sempre essere utile e la condivido!
La prima domenica di Quaresima si pone come la grande porta per il nostro itinerario verso la Pasqua. L’ingresso di Gesù nel deserto invita ogni cristiano a seguirlo in questo luogo di silenzio (abitato) e di essenzialità. Ancora una volta, nella prima domenica di quaresima la colletta ci ricorda il segno sacramentale della nostra conversione che, attraverso il passaggio nel deserto, ci deve ricondurre nel nuovo giardino della resurrezione. Per giungere alla mèta, per uscire dal deserto la Chiesa deve impegnarsi in un consistente cammino di sequela che comprende l’impegno nell’ascolto orante della Parola di Dio, riscoprendo sotto questa luce il senso di appartenenza al suo Signore. Per fare ciò il popolo dei battezzati ha il compito di vivere nella memoria viva i quaranta giorni che la preparano alla celebrazione del triduo pasquale.
Vediamo pertanto, che il tempo forte della quaresima si profila tempo di decisioni, di preghiera, di ascolto e di Carità.

Nella prima lettura il libro del Deuteronomio propone una professione di fede del popolo di Israele, un ricordo delle “mirabilia Dei” riguardanti l’elezione e la salvezza operata da JHWH nella liberazione dalla schiavitù. «Allora gridammo al Signore (…) e ascoltò la nostra voce» è questo un passaggio essenziale della spiritualità quaresimale: avere il coraggio e l’ardire di lanciare questo grido di aiuto verso il Signore nella condizione in cui ci troviamo.

Il vangelo propone alla nostra meditazione il brano delle tentazioni nella versione lucana. Gesù al termine dei quaranta giorni fu tentato circa la fame, il potere e la gloria. Nella tentazione si manifesta la piena umanità del Cristo, che solidale con l’uomo, subisce tutte le prove tramite le quali il diavolo cerca di distoglierlo dalla sua completa unione e obbedienza al Padre. In questo “viaggio attraverso le tentazioni” che spazia dal deserto a Gerusalemme vediamo ancora una volta l’umanità tentata e messa alla prova ma che ha accanto a sé il Cristo vittorioso sul peccato e sulla morte.
La preghiera che ci viene proposta nel ritornello al salmo responsoriale «resta con noi, Signore, nell'ora della prova» diventa la traduzione e la sintesi mirabile della liturgia della Parola di questa prima domenica di Quaresima. Cristo non si è sottratto alla prova, anzi sostiene il credente nel suo cammino verso la Pasqua, affinché giunga vittorioso sulle insidie dell’antico tentatore. L’orazione dopo la comunione, ancora, diventa una ulteriore sintesi di quella che deve essere per noi la Quaresima. La riporto per intero e la consegno alla vostra preghiera.
«Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca». 

giovedì 1 ottobre 2009

DAMMI, SIGNORE, UN ALA DI RISERVA

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte che gli uomini
sono angeli con un'ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte nei momenti di confidenza oso pensare,
Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto,
l'altra la tieni nascosta...
forse per farmi capire
che Tu non vuoi volare senza me.
Per questo mi hai dato la vita,
perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami allora a librarmi con Te
perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla:
vivere è abbandonarsi
come un gabbiano all'ebbrezza del vento;
vivere è assaporare l'avventura della libertà,
vivere è stendere l'ala,
l'unica ala con la fiducia di chi sa
di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore:
Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello,
e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi:
non farmi più passare indifferente
davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala,
inesorabilmente impigliata
nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato
dammi, o Signore, un'ala di riserva.

Don Tonino Bello

sabato 6 giugno 2009

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Qui cum Unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto
unus es Deus, unus es Dóminus:

non in uníus singularitáte persónæ,
sed in uníus Trinitáte substántiæ.
Quod enim de tua glória, revelánte te,
crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto,
sine discretióne sentímus.

Ut, in confessióne veræ sempiternæque Deitátis,
et in persónis propríetas,
et in esséntia únitas,
et in maiestáte adorétur æquálitas.

Quem laudant Angeli atque Archángeli,
Chérubim quoque ac Séraphim, qui non cessant
clamáre cotídie, una voce dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth...

venerdì 17 aprile 2009

La Vecchietta Cieca
Quella vecchietta cieca
che incontrai la notte
che mi persi in mezzo al bosco,
mi disse:" Se la strada non la sai
ti accompagno io che la conosco.
Se hai la forza di venirmi appresso
di tanto in tanto ti darò una voce
fino là infondo, dove c'è un cipresso,
fino là in cima, dove c'è la Croce...".
Io risposi: " Sarà... ma trovo strano
che mi possa guidare chi non ci vede...".
La cieca, allora, mi prese la mano
e sospirò: " Cammina ". Era la Fede.

Trilussa

lunedì 13 aprile 2009

venerdì 13 marzo 2009



III di Quaresima anno B
art. pubbl su Gallura&AnglonaXVII, 5 del 14 mar. 2009







Dopo aver contemplato la bellezza sconcertante di Dio nella Trasfigurazione passiamo alla seconda fase delle domeniche di Quaresima. Se le prime possono essere definite «cristologiche» a buon ragione possiamo definire le altre «teologiche», in quanto più marcatamente vogliono attirare la nostra attenzione sulle verità fondamentali della nostra fede.
Partiamo dal Vangelo. L’evangelista Giovanni, a differenza dei sinottici, pone all’inizio del ministero pubblico di Gesù la purificazione del tempio. Con questo gesto clamoroso, attirandosi le ire dei benpensanti il Signore colloca degli interrogativi precisi circa il rapporto del popolo di Israele con il Tempio.
Se da un lato questa istituzione diventa la “garanzia” di avere la dimora di Dio, la shekinà, in mezzo a loro, dall’altro lato vi era la degenerazione del culto in vuoto formalismo. Già i profeti molte volte avevano richiamato l’attenzione sul pericolo di un culto meramente formale e di un conseguente distacco tra la fede e la vita, tra le azioni rituali ed il cuore.
A questo legame strettissimo siamo richiamati dalla prima lettura dove nel libro dell’Esodo al cap. 20 Dio offre al popolo un decalogo che renda attuabile l’alleanza, cioè quel vincolo che li lega, piuttosto che un giogo senza senso portato per vuoto legalismo. Il Dio rivelatosi come il liberatore di Israele, suo alleato e amico, indica con questi precetti la strada della libertà e della fedeltà, seguendo la quale il popolo eviterà di lasciarsi sopraffare da altri dei. Il Dio che si dichiara «geloso» punisce, mostra la sua bontà per più generazioni e pretende la nostra fedeltà.
Il messaggio liturgico di questa terza domenica che ci prepara alla pasqua verte allora su come viviamo la nostra fede. La purificazione del tempio, l’istituzione più sacra, deve aiutare anche noi a far fuori tutti i cimeli della nostra religiosità per lasciare spazio a una vita di fede concreta. Il segno della quale non consiste in una vasta gamma di pratiche finalizzate a giustificare o addirittura tranquillizzare la nostra coscienza ma in un cambiamento radicale del nostro modo di pregare. Ben vengano allora le «formule» che però devono corrispondere al nostro sentire, ben vengano le pratiche di pietà che hanno aiutato tanta gente prima di noi a santificarsi, ma ci devono aiutare a metterci in discussione nel nostro cammino verso la Pasqua.
Un ultimo accenno alla seconda lettura dove facilmente vediamo ripetersi la vita delle comunità cristiane. San Paolo, scrivendo ai Corinzi parla di qualcuno che «chiede segni», altri che «cercano la sapienza» mentre i cristiani annunciano «Cristo crocifisso». I contemporanei di Gesù chiedevano dei segni per mettere alla prova la sua autorità e la sua messianicità. Ma Lui non solo li ha soddisfatti, ma ha compiuto dei segni che hanno spiazzato ogni diatriba. Ancora oggi molti chiedendo dei segni (in genere sempre gesti umanitari) pretendono di mettere alla prova la nostra fede. Ancora, secondo altri nella sapienza o nella scienza sta la salvezza del mondo… Ma noi, popolo di battezzati, cosa cerchiamo nella nostra fede? Cerchiamo un lenitivo alle nostre sofferenze, un palliativo davanti agli orrori del mondo oppure cerchiamo un incontro personale con Gesù Cristo? Se noi viviamo come serie di proibizioni il decalogo presentatoci nella prima lettura, se noi siamo in perenne spirito di contraddizione contro l’istituzione chiesa, della quale tutti facciamo parte con il battesimo, dove pretendiamo di incontrare Gesù Cristo? La quaresima allora vuole aiutarci a fare un esame circa la nostra fede e le sue motivazioni. Se san Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che sono annunciatori di «Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» questa Parola è vera anche per noi. Quante volte la Parola di Dio ci scandalizza? Quante volte la nostra opinione si divide su certe tematiche perchè le reputiamo stolte o, con un eufemismo bonario, si dice che «non sono al passo con i tempi». Ma dobbiamo ricordare che Cristo è crocifisso… e la croce non è solo quel ninnoletto con cui abbellire gioielli e case. Perciò concludo citando un passo di un discorso del vescovo san Pietro Crisologo «La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fà salire sempre l'incenso della preghiera, come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fà del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio. Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte». In queste poche righe potrebbe esserci una felice sintesi per percorrere una buona quaresima.