venerdì 13 marzo 2009



III di Quaresima anno B
art. pubbl su Gallura&AnglonaXVII, 5 del 14 mar. 2009







Dopo aver contemplato la bellezza sconcertante di Dio nella Trasfigurazione passiamo alla seconda fase delle domeniche di Quaresima. Se le prime possono essere definite «cristologiche» a buon ragione possiamo definire le altre «teologiche», in quanto più marcatamente vogliono attirare la nostra attenzione sulle verità fondamentali della nostra fede.
Partiamo dal Vangelo. L’evangelista Giovanni, a differenza dei sinottici, pone all’inizio del ministero pubblico di Gesù la purificazione del tempio. Con questo gesto clamoroso, attirandosi le ire dei benpensanti il Signore colloca degli interrogativi precisi circa il rapporto del popolo di Israele con il Tempio.
Se da un lato questa istituzione diventa la “garanzia” di avere la dimora di Dio, la shekinà, in mezzo a loro, dall’altro lato vi era la degenerazione del culto in vuoto formalismo. Già i profeti molte volte avevano richiamato l’attenzione sul pericolo di un culto meramente formale e di un conseguente distacco tra la fede e la vita, tra le azioni rituali ed il cuore.
A questo legame strettissimo siamo richiamati dalla prima lettura dove nel libro dell’Esodo al cap. 20 Dio offre al popolo un decalogo che renda attuabile l’alleanza, cioè quel vincolo che li lega, piuttosto che un giogo senza senso portato per vuoto legalismo. Il Dio rivelatosi come il liberatore di Israele, suo alleato e amico, indica con questi precetti la strada della libertà e della fedeltà, seguendo la quale il popolo eviterà di lasciarsi sopraffare da altri dei. Il Dio che si dichiara «geloso» punisce, mostra la sua bontà per più generazioni e pretende la nostra fedeltà.
Il messaggio liturgico di questa terza domenica che ci prepara alla pasqua verte allora su come viviamo la nostra fede. La purificazione del tempio, l’istituzione più sacra, deve aiutare anche noi a far fuori tutti i cimeli della nostra religiosità per lasciare spazio a una vita di fede concreta. Il segno della quale non consiste in una vasta gamma di pratiche finalizzate a giustificare o addirittura tranquillizzare la nostra coscienza ma in un cambiamento radicale del nostro modo di pregare. Ben vengano allora le «formule» che però devono corrispondere al nostro sentire, ben vengano le pratiche di pietà che hanno aiutato tanta gente prima di noi a santificarsi, ma ci devono aiutare a metterci in discussione nel nostro cammino verso la Pasqua.
Un ultimo accenno alla seconda lettura dove facilmente vediamo ripetersi la vita delle comunità cristiane. San Paolo, scrivendo ai Corinzi parla di qualcuno che «chiede segni», altri che «cercano la sapienza» mentre i cristiani annunciano «Cristo crocifisso». I contemporanei di Gesù chiedevano dei segni per mettere alla prova la sua autorità e la sua messianicità. Ma Lui non solo li ha soddisfatti, ma ha compiuto dei segni che hanno spiazzato ogni diatriba. Ancora oggi molti chiedendo dei segni (in genere sempre gesti umanitari) pretendono di mettere alla prova la nostra fede. Ancora, secondo altri nella sapienza o nella scienza sta la salvezza del mondo… Ma noi, popolo di battezzati, cosa cerchiamo nella nostra fede? Cerchiamo un lenitivo alle nostre sofferenze, un palliativo davanti agli orrori del mondo oppure cerchiamo un incontro personale con Gesù Cristo? Se noi viviamo come serie di proibizioni il decalogo presentatoci nella prima lettura, se noi siamo in perenne spirito di contraddizione contro l’istituzione chiesa, della quale tutti facciamo parte con il battesimo, dove pretendiamo di incontrare Gesù Cristo? La quaresima allora vuole aiutarci a fare un esame circa la nostra fede e le sue motivazioni. Se san Paolo ricorda ai cristiani di Corinto che sono annunciatori di «Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» questa Parola è vera anche per noi. Quante volte la Parola di Dio ci scandalizza? Quante volte la nostra opinione si divide su certe tematiche perchè le reputiamo stolte o, con un eufemismo bonario, si dice che «non sono al passo con i tempi». Ma dobbiamo ricordare che Cristo è crocifisso… e la croce non è solo quel ninnoletto con cui abbellire gioielli e case. Perciò concludo citando un passo di un discorso del vescovo san Pietro Crisologo «La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fà salire sempre l'incenso della preghiera, come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fà del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio. Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte». In queste poche righe potrebbe esserci una felice sintesi per percorrere una buona quaresima.
II di Quaresima anno B


La seconda domenica del tempo di Quaresima nel ciclo B ci propone la bellezza ineffabile di Dio che lascia i tre apostoli senza parole… «è bello per noi stare qui» riesce a blaterare Pietro. Dio vuole condurre ciascheduno di noi su di un alto monte, sul Tabor, per mostrarsi a noi trasfigurato nello splendore della sua gloria, nella luce della sua Pasqua. Dio vuole lasciare anche noi senza parole dopo essersi mostrato a noi «così come egli è».
La prima lettura ci presenta il brano del sacrificio di Isacco, dove Abramo è invitato da Dio a prendere con sé suo figlio Isacco per recarsi su un monte che gli verrà indicato per offrirlo in sacrificio. Un uomo che ripone nel «figlio della promessa» la speranza di una discendenza, non esita a prendere il figlio a cui tiene tanto, e a incamminarsi al luogo in cui come dirà più tardi «Dio provvede».
Il vangelo, dicevo poco sopra, ci presenta la bellezza di Dio che si manifesta a noi sul monte Tabor. Una manifestazione che diviene anticipo della Pasqua dove Gesù spiega che «própria morte praenuntiáta discípulis, in monte sancto suam eis apéruit claritátem, ut per passiónem, étiam lege prophetísque testántibus, ad glóriam resurrectiónis perveníri constáret».
Ecco allora che l’antifona di Ingresso ci introduce al clima di preghiera di questa seconda domenica di quaresima:« Di te dice il mio cuore: “Cercate il suo volto”. Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto» (Sal 26, 8-9).
Dobbiamo quindi affrontare il santo viaggio che ci porta in due luoghi diversi: il Moria e il Tabor. Se sul primo è sacrificata e messa alla prova la fede di Abramo (nostro padre della fede!) nel secondo ci viene chiesto di ascoltare il «Figlio prediletto» nel quale il Padre si Compiace. È difficile affrontare la salita che ci porta alla sommità… ma in entrambi i casi Dio vuole ricompensare la nostra buona volontà…
La quaresima diventa allora un viaggio verso il monte santo dove Dio ci parla e ci conferma nella fede, un viaggio che mira a togliere dalla nostra vita quanto non serve per purificare la nostra fede e «camminare davanti al Signore nella terra dei viventi».