mercoledì 25 febbraio 2009

L'ITINERARIO QUARESIMALE
dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo… dalla testa ai piedi


riflessioni di un cristiano


art. pubblicato su GALLURA & ANGLONA, XVII, 4 del 25 febbr. 2009



Non sempre abbiamo la giusta considerazione della liturgia nella sua globalità e di come avvolga l’essere umano nella sua corporeità. Il cammino quaresimale attraverso l’ordinarietà della celebrazione vuole guidare l’uomo per «ritus et preces» ad una purificazione generale che lo pervada anche fisicamente. Questo avviene mediante il segno dell’imposizione delle ceneri nel mercoledì che apre l’itinerario quaresimale e attraverso la lavanda dei piedi che lo conclude nel giovedì santo.
Il cospargersi di cenere è allora, il segno ancestrale del lutto e del dolore, unito ai sentimenti di caducità e di penitenza. Aprendo la quaresima ci viene ricordato nelle due formule liturgiche l’accorato appello alla conversione ed al ricordo che «siamo polvere e polvere ritorneremo». Questa azione rituale ci riporta all’antica liturgia del rito romano, allorquando nel mercoledì che precedeva la prima domenica di quaresima chi aveva peccati gravi da scontare riceveva dal vescovo di Roma (il papa) la penitenza pubblica e veniva inserito nella «classe dei penitenti». Durante il tempo della penitenza la comunità pregava per chi doveva espiare i peccati. Trascorso il tempo stabilito dal vescovo, nel giovedì santo i penitenti venivano riammessi alla comunione ecclesiale con una apposita celebrazione. Motivo per cui il rito romano conosce tre celebrazioni per il giovedì santo: una al mattino per la riconciliazione dei penitenti, una a metà mattinata per la consacrazione degli oli e una al vespro per la commemorazione della Cena del Signore.
Il nostro messale attuale, frutto della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, ci propone di concludere la quaresima con il gesto della lavanda dei piedi, segno di carità ma anche di purificazione ( si vedano i testi del Vangelo di San Giovanni). La lavanda dei piedi ha un’origine molto antica: già sant’Agostino ne parla nei suoi scritti. Nel corso dei secoli questo rito rimane legato alla liturgia cattedrale fino a quando Pio XII, nella riforma della settimana santa del 1955, ne permette la celebrazione in tutte le chiese. Sebbene il rito tenda alla drammatizzazione e rievocazione della passione di Nostro Signore dobbiamo ricordare che si pone chiaramente come cerniera tra la quaresima ed il triduo sacro.
Ancora una volta la Chiesa predispone per i suoi figli un percorso ricco di segni sensibili nella speranza che ogni celebrazione sia per ciascuno unica ed irripetibile. Ogni anno ci viene data la possibilità di vivere in pienezza il tempo favorevole dei giorni della salvezza. Spetta a noi riconoscere i segni del passaggio di Dio nella nostra vita.




O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male. Per il nostro Signore.

Concéde nobis, Dómine, praesídia milítiae christiánae sanctis inchoáre ieiúniis, ut, contra spiritáles nequítias pugnatúri, continéntiae muniámur auxíliis. Per Dóminum. Benedictio et impositio cinerum

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