venerdì 13 marzo 2009

II di Quaresima anno B


La seconda domenica del tempo di Quaresima nel ciclo B ci propone la bellezza ineffabile di Dio che lascia i tre apostoli senza parole… «è bello per noi stare qui» riesce a blaterare Pietro. Dio vuole condurre ciascheduno di noi su di un alto monte, sul Tabor, per mostrarsi a noi trasfigurato nello splendore della sua gloria, nella luce della sua Pasqua. Dio vuole lasciare anche noi senza parole dopo essersi mostrato a noi «così come egli è».
La prima lettura ci presenta il brano del sacrificio di Isacco, dove Abramo è invitato da Dio a prendere con sé suo figlio Isacco per recarsi su un monte che gli verrà indicato per offrirlo in sacrificio. Un uomo che ripone nel «figlio della promessa» la speranza di una discendenza, non esita a prendere il figlio a cui tiene tanto, e a incamminarsi al luogo in cui come dirà più tardi «Dio provvede».
Il vangelo, dicevo poco sopra, ci presenta la bellezza di Dio che si manifesta a noi sul monte Tabor. Una manifestazione che diviene anticipo della Pasqua dove Gesù spiega che «própria morte praenuntiáta discípulis, in monte sancto suam eis apéruit claritátem, ut per passiónem, étiam lege prophetísque testántibus, ad glóriam resurrectiónis perveníri constáret».
Ecco allora che l’antifona di Ingresso ci introduce al clima di preghiera di questa seconda domenica di quaresima:« Di te dice il mio cuore: “Cercate il suo volto”. Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto» (Sal 26, 8-9).
Dobbiamo quindi affrontare il santo viaggio che ci porta in due luoghi diversi: il Moria e il Tabor. Se sul primo è sacrificata e messa alla prova la fede di Abramo (nostro padre della fede!) nel secondo ci viene chiesto di ascoltare il «Figlio prediletto» nel quale il Padre si Compiace. È difficile affrontare la salita che ci porta alla sommità… ma in entrambi i casi Dio vuole ricompensare la nostra buona volontà…
La quaresima diventa allora un viaggio verso il monte santo dove Dio ci parla e ci conferma nella fede, un viaggio che mira a togliere dalla nostra vita quanto non serve per purificare la nostra fede e «camminare davanti al Signore nella terra dei viventi».

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